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Proteggere l’attrezzatura in ambienti freddi. Condensa ed altri mali

 

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Questa immagine l’ho trovata navigando nel web e non rappresenta una condizione in cui mi sia mai davvero trovato con la mia attrezzatura. Ho sempre cercato di trattare bene il materiale fotografico di cui dispongo e ho sempre evitato di arrivare a condizioni simili, pur perdendo qualche occasione interessante.

 

 

Fotografare ci costringe ad affrontare situazioni ambientali di tutti i tipi. In inverno o in alta montagna o in zone artiche dobbiamo imparare a convivere con temperature molto rigide e spesso anche con neve e ghiaccio. Ogni volta che fotografiamo in queste condizioni la nostra attrezzatura viene esposta a molti potenziali rischi, ma per fortuna per ogni problema c’è una soluzione e con pochi facili accorgimenti possiamo continuare a fotografare in sicurezza anche quando le condizioni ambientali sembrano mettersi contro di noi.

Per scrivere questo articolo ho cercato di fare tesoro di tutta la mia esperienza sul campo, accumulata soprattutto nelle regioni Polari dove le basse temperature sono il pane quotidiano in qualunque stagione, e poi accompagnando gruppi di fotografi ho cosa può accadere ad ogni genere di attrezzatura. Io stesso, in un viaggio islandese del 2014, ho avuto un grave problema al corpo macchina e mi sono ritrovato nell’impossibilità di fotografare.

Per questo mi sono sensibilizzato sul tema ed ho voluto indagare e ragionare, spinto anche dalla mia formazione ingegneristica. Spero quindi che questa, come le altre guide che ho scritto nel mio sito, siano di aiuto a tutti quelli che si metteranno in cammino.  Guida – Come si fotografa l’Aurora?   Guida – Come ci si difende dalla Pioggia?

Il messaggio che vorrei trasmettervi è che si può fare tutto in qualunque condizione, purché si sia attrezzati e si abbia comprensione di come comportarsi. In ultima analisi, il benessere dall’attrezzatura dipende dal nostro comportamento.

 

 

 

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La qualità costruttiva dell’attrezzatura

I problemi possono insorgere sia che si usi attrezzatura base che quella più professionale. Aver speso tanti soldi non vi esenterà da questi inconvenienti.

L’esperienza sul campo dimostra infatti che nessun oggetto fotografico è immune ai problemi legati agli sbalzi termici, fosse solo l’appannamento dentro l’oculare o sulla lente frontale, per non parlare di quando accadono cose più gravi come  malfunzionamenti o blocchi al corpo macchina, anche se tutti i produttori decantano le eccellenti caratteristiche di resistenza dei proprio prodotti. Ed i problemi possono manifestarsi anche a quelle parti che riteniamo più sicure come le schede di memoria, le batterie, i flash ma anche i filtri, gli zaini o i cavalletti (una volta le zampe del mio treppiede si erano congelate a tal punto per la condensa che non ci fu modo di chiuderle e che è stato portato in auto esteso per tutta la giornata, con la testa fuori dal finestrino). 

Possiamo fidarci della Tropicalizzazione?

Di solito, crediamo che le fotocamere di fascia alta siamo solide, sigillate e tendenzialmente immortali! Usarle ci rende come degli Dei dotati di super poteri. Questo è dovuto soprattutto al bombardamento mediatico che fanno i produttori vantando caratteristiche straordinarie dei loro prodotti, specie quando le condizioni si fanno avverse. Purtroppo a guardar bene i fatti, le cose non stanno proprio così!

I produttori parlano continuamente di “Tropicalizzazione”, parola che viene sbandierata come la soluzione a tutti i mali e certezza di robustezza, ma purtroppo è un termine effimero, privo di senso concreto. Infatti non esiste uno standard o una norma che chiarisca che cosa significhi la Tropicalizzazione, o che ne definisca le caratteristiche e gli eventuali benefici. Quindi ognuno la interpreta come vuole e la attribuisce a qualunque prodotto al di là della sua reale qualità. Noi utenti dovremmo imparare a prendere questo termine solo per quello che è: una trovata pubblicitaria, che nei migliori dei casi identifica caratteristiche assai vaghe.

Se andiamo a leggere attentamente i manuali dei produttori (sezione Specifiche \ Ambiente operativo) che hanno valore legale (ad esempio per la garanzia) possiamo notare che le condizioni ambientali riportate sono molto diverse da quelle della pubblicità e anche da quelle che sperimentiamo tutti i giorni. Ad esempio, andando a guardare cosa scrivono Nikon e Canon per le loro macchine di punta come la reflex della serie D800 o 5D o delle mirrorless della serie Z6, Z7 o R6,R5 si può leggere esattamente: “Ambiente operativo – Temperatura di funzionamento: 0-40°C – Umidità di funzionamento: 85% o meno (senza condensa)”. Le ammiraglie Nikon quali Z8, Z9 espandono un pò questo range o e riportano temperature operative tra -10°C e + 40°C mentre Canon mantiene il range sopra zero anche per R3 e R1. 

Con queste specifiche i produttori ci mandano un messaggio chiaro: “se fa freddo o umido non dovete fotografare”. E siccome il mondo intorno a noi, specie all’esterno, quasi mai rientra in queste condizioni, questo implica che diventa una nostra scelta personale se mettere a rischio la fotocamera o meno, ed in effetti è comune che un centro assistenza neghi la riparazione in garanzia sostenendo che l’attrezzatura sia stata trattata in un modo non appropriato.

Se è quindi vero che la tropicalizzazione sbandierata dalla pubblicità è un qualcosa che non ci permette di capire se la nostra attrezzatura è realmente sicura alle intemperie, è anche vero che per arrivare a fare certe foto o semplicemente viaggiare senza ansie sarebbe importante dotarsi di materiale di buona qualità, qualità reale. E’ quindi indispensabile valutare volta per volta le reali caratteristiche costruttive dell’attrezzatura che si intende usare o acquistare, e confrontarsi con chi ha esperienza diretta sul campo.

Capire la qualità di un prodotto, non è un processo facile ne immediato in nessun ambito, perchè noi utenti non siamo aiutati dai produttori, che anzi in genere tengono per se le informazioni più utili. Però possiamo rivolgerci a chi ha più esperienza di noi, chi affronta luoghi estremi, chi viaggia molto ed a pagine come questa in cui qualcuno ha deciso di impiegare del tempo per condividere informazioni. Internet ed in particolare il web ed i forum sono una fonte inesauribile se usati bene, la cosa difficile se mai è trovare le fonti giuste e scartare il rumore.

 

 

 

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Quel cubo di schede elettroniche nude nella foto lì in mezzo è una Canon 5D mk III ormai dichiarata in fin di vita dal centro assistenza e quindi smontata per curiosità personale. Precisamente era la macchina che usavo fino alla primavera del 2014 da cui avevo con pazienza rimosso il guscio esterno, ovvero quell’insieme di pannelli metallici ricoperti di gomma che sono la parte che teniamo tra le mani e che contengono i comandi esterni. E’ un agglomerato di schede, chip e connettori e trasmette un senso di estrema fragilità. In effetti a questo livello non c’è nulla che impedirebbe a dell’acqua o dell’umidità di fare disastri. In alto ho ripotato un’immagine rilasciata dalla casa madre che fa vedere come siano distribuite le aree di chiusura della macchina stessa. Le zone verdi sono semplici pannelli a contatto gli uni con gli altri, mentre le rosse sono delle guarnizioni vere e proprie. Sotto infine, un dettaglio delle muffe e ossidazioni che si erano formate sulla mia macchina a causa di una serie di  viaggi affrontati senza consapevolezza ed attenzione. La macchina era così ridotta male che il centro assistenza non potè ripararla e dovetti passare ad un corpo nuovo.

 

La condensa è il nemico pubblico numero uno.

PREMESSA 1 – Non sono il freddo o il caldo in quanto tali (se non estremi) a danneggiare direttamente le nostre macchine fotografiche, anzi il freddo è una condizione buona in cui operare (i chip elettronici tendono a surriscaldarsi ed anche il rumore nelle immagini deriva da questo). Piuttosto i problemi nascono durante i passaggi repentini da una condizione all’altra (si esce al freddo o si rientra in casa al caldo ad esempio) principalmente se questo fa creare la condensa e quindi espone parti sensibili ed anche interne al contatto con l’acqua. Questo tipo di fenomeno può avvenire in ogni luogo della terra, in Italia come in Lapponia, al mare come in montagna, all’aperto come al chiuso. Tutto dipende da come sono fatti i luoghi in cui ci troviamo e da quali spostamenti facciamo fare all’attrezzatura.

PREMESSA 2 – Coprire la macchina fotografica per proteggerla dal freddo non serve a nulla. Una macchina non un è bambino che ha bisogno della copertina. Una macchina non ha un metabolismo e disperde pochissimo calore anche quando è accesa. Quindi anche se la coprite o l’avvolgete non ne modificherete la temperatura, ma anzi non potrete più controllare in che stato è, e rischiate di trattenere ulteriore umidità. Da non fare!

 

 

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Io, la reflex, il ghiaccio e tanto freddo || Godafoss, Islanda, Marzo 2016

 

 

La condensa è semplicemente acqua che si appiccica alle superfici, acqua che prima era vapore nell’aria. Infatti quando attraversiamo ambienti con temperature diverse, l’acqua innocua che sta naturalmente nell’aria (il vapore acqueo) se trova qualcosa di freddo (come la fotocamera o gli occhiali) si trasforma istantaneamente in acqua liquida dannosa, si appiccica e si insinua da tutte le parti. In altro contesto questa cosa la chiameremmo Rugiada.

La condensa è subdola perché si può formare dappertutto anche dove non possiamo vedere. Siccome la condensa deriva dal vapore che c’è nell’aria e l’aria è dappertutto, di fatto nulla è al sicuro. Potreste notare gocce di condensa sotto i tasti funzione, nel vano batteria, tra le lenti, e persino dentro il vano del sensore o sulle schede elettroniche interne. 

La condensa è più bastarda della pioggia poiché questa cade e scorre e difficilmente entra all’interno e poi la pioggia è ben visibile e per evitarla basta una qualche copertura. Invece la condensa si può formare anche in zone che non possiamo vedere, ed anche mentre non usiamo la macchina, come quando è riposta nello zaino, nel baule dell’auto o persino quando è appoggiata sul tavolo della camera della guest-house mentre noi dormiamo. Sarà successo a tutti tante volte e non ce ne siamo accorti, magari è apparsa e svanita prima di risvegliarsi.

La condensa si può formare e riformare di continuo (finché permangono le condizioni adatte). Quindi anche se l’abbiamo apparentemente rimossa questa può ritornare. Ad esempio levarla da un obbiettivo con un panno non è una soluzione.

Quindi esiste una sola inevitabile strategia: non fare formare la condensa! Ovvero evitare di trovarsi nelle condizioni in cui questa si verifica.

Di seguito trovate le procedure più efficaci per isolare la fotocamera dall’umidità. Ogni altra soluzione più o meno magica che si legge in giro è una fesseria, e va contro le elementari leggi della fisica dei fluidi, e quindi non può funzionare

 

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I danni nascono quando alcune zone della macchina o dell’obbiettivo si bagnano (che sia condensa o altro fonte di acqua cambia poco alla fine). Come noto le componenti elettriche ed elettroniche non vanno d’accordo con i liquidi, ma neanche i meccanismi e le strutture sono immuni a dire il vero.

L’acqua infatti è un conduttore elettrico, trasporta minerali, micro organismi e le spore delle muffe, innesca la ruggine (cioè ossidazione), e può anche congelare, cristallizzarsi ed espandersi.

I danni che ne conseguono sono di tanti tipi. Alcuni si manifestano nell’immediato ed altri che vengono fuori nel lungo periodo. Solo nei casi più gravi la macchina o l’obbiettivo si bloccano. Nella maggior parte dei casi tutto finisce con un alone sulle lenti o sulle superfici, ma di tanto in tanto le gocce penetrano e innescano processi di degradamento

E’ davvero difficile accorgersi che qualche processo danno sta lavorando dentro la nostra attrezzatura. Poi però si iniziano a manifestare strani malfunzionamenti che sembrano venuti dal nulla. L’ossidazione così come la formazione di muffe possono richiedere mesi perchè inizino a fare danni, e quindi è molto difficile ricostruire le cause primarie.

 

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Quando il vapore acqueo dell’aria tocca la macchina fredda si forma la rugiada, cioè si creano gocce su tutta la superficie esterna della macchina e dell’obbiettivo. Avverrebbe lo stesso se aveste spruzzato uno spray sulla macchina, con la differenza terribile che la condensa tenderà a riformarsi anche se l’asciugate, e la cosa continua almeno fino a quando la macchina non si sarà scaldata alla stessa temperatura dell’ambiente (e ci possono volere ore). [Immagine da WEB]

 

A) Passaggio dal freddo al caldo

La condensa si forma ogni volta, quando, dopo una sessione in esterno quindi al freddo, si rientra in un luogo caldo, che sia la propria auto, la guest house o semplicemente un bar dove prendere un caffè o fare pipì. Lo sanno bene tutti quelli che hanno gli occhiali da vista come me, che si trovano impacciati  e disorientati nella propria personale nebbia .

Questo accade perché l’aria calda è piena di acqua sotto forma di vapore e questo acqua tende a tornare in forma liquida se a contatto con un oggetto freddo come la vostra fotocamera. Il vapore infatti è sempre presente nell’aria calda, si scioglie in essa e questo è più vero all’interno degli edifici dove ci sono tante fondi di umidità a cominciare dal respiro umano. Appena c’è il contatto dell’aria calda con qualcosa di più fredde il vapore torna ad essere acqua liquida, e le superfici si ricoprono di goccioline come fosse rugiada del mattino. Questo fenomeno del tutto naturale coinvolge principalmente le superfici esterne della macchina fotografica o dell’obbiettivo, cioè parti che sono più a contattato con l’aria calda.

L’attrezzatura fotografica di bassa qualità così come quella vintage è in genere poco protetta e sigillata per cui l’aria calda entra ovunque e la condensa si può formare anche in zone che non vediamo, ed insinuarsi fino al cuore dell’apparecchiatura. Questo è molto rischioso perchè non potete accorgervi se effettivamente sta succedendo qualcosa di spiacevole e quindi non potete correre ai rimedi. Potete solo evitare che succede. Prevenire. 

PROCEDURA #1 – La più semplice, la meno efficacie, adatta a condizioni di sbalzo termico moderato: Appena finita la vostra sessione fotografica, quando siete ancora all’eterno (ogni azione va fatta sempre quando siete ancora al freddo cioè nell’ambiente in cui avete scattato) sistemate tutta la vostra attrezzatura con cura, chiudete le lenti con i tappi, chiudete il vano batteria e quello della memoria se dovete rimuoverle, mettete la macchina ed il resto negli opportuni scompartimenti del vostro zaino o borsa. Fatto questo chiudete bene tutte le zip, i lacci, le fibbie, ovvero fate in modo che l’interno dello zaino sia ragionevolmente isolato dall’esterno.

A questo punto muovetevi nell’ambiente più caldo e non toccate lo zaino, non aprite nulla. In questo modo l’attrezzatura sarà protetta nella bolla d’aria che c’è dentro lo zaino/borsa, aria che era esterna e quindi più secca. Le pareti dello zaino così come le zip rallenteranno l’ingresso di aria calda ma permetteranno all’attrezzatura di scaldarsi piano piano e arrivare alla temperatura calda del nuovo ambiente.

Se dopo un pò tornate fuori al freddo (diciamo che vi siete presi un caffè) potete ricominciare a farlo senza problemi, ovvero aprite lo zaino, prendete la macchina e usatela. Il pericolo è passato. Se invece dovete restare molte ore in questo nuovo ambiente caldo (ad esempio perchè andate a dormire in hotel, farvi la doccia ecc) a cosa migliore è che posiate lì lo zaino e ve lo scordiate fino alla mattina dopo.

Questa procedura funziona bene se il vostro zaino/borsa è ben sigillato (cioè se effettivamente l’aria calda non penetra all’interno) e in genere gli zaini moderni di buona qualità son adatti allo scopo. State cmq attenti che se lo zaino non sia lui stesso umido cosa che potrebbe capitare dopo alcuni giorni di viaggio e che l’ambiente interno non sia troppo caldo e troppo umido (se passate da -20° ad una sauna non c’è zaino che tenga). Se pensate di essere a rischio, leggete le procedure di emergenza. 

PROCEDURA #2 – La più laboriosa, la più efficace, adatta anche alle condizioni più estreme: Partiamo dal presupposto che lo zaino non sia una protezione sufficiente ovvero che serva usare una barriera più efficace, ancora più sigillata e ripartiamo da dove avevamo iniziato, cioè dalla vostra sessione fotografica al freddo. Quando avete finito di fotografare, mentre siete all’esterno mettete la macchina fotografica ed ogni altro pezzo importante della vostra attrezzatura dentro un sacchetto di plastica ermetico, tipo quelli che si usano per i surgelati. Deve essere chiuso perfettamente e non ci deve essere passaggio dell’aria. Dovrete quindi avere almeno un sacchetto per “pezzo” del vostro corredo che volete proteggere.

Una volta chiuso ogni pezzi dentro i sacchetti, come se aveste tanti palloncini gonfi, riponete tutto con cura nel vostro zaino/borsa come fareste di solito (il sacchetto pieno d’aria un pò di spazio ve lo toglie, ma potete regolare i volumi a piacimento). Poi, esattamente come nel caso precedente, andate al caldo e non toccate lo zaino e l’attrezzatura.

Questa procedura richiede un pò più tempo della prima e richiede di aver portato i sacchetti da casa, ma è praticamente infallibile, perché i sacchetti sono più sigillati di qualunque zaino/borsa. In più la macchina fotografica si scalderà più in fretta e se ne avete bisogno di accelerare il processo potete tenere l’attrezzatura fuori dallo zaino o lo zaino semi aperto. In più se il sacchetto è trasparente potrete vederne lo stato dell’attrezzatura, controllare che non ci sia condensa e toccare dove serve per capire se ha raggiunto una temperatura accettabile.

Io consiglio sempre questa procedura in ambienti estremi come la Lapponia d’inverno, o quando si deve entrare in interni molto umidi ad esempio piscine, saune, cucine e simili.

AGGIUNGERE SILICA GEL? Qualcuno sostiene che dentro il sacchetto di plastica ermetico, insieme alla macchina/lente andrebbero messi dei sacchetti di silica gel cioè quella sostanza che attira e trattiene l’umidità. Personalmente penso sia solo una perdita di tempo, che oltretutto rende ancora più complicata tutta la procedura. Certamente il silica gel assorbe il vapore acqueo, ma se il sacchetto è davvero sigillato non c’è nessuna umidità che dove essere assorbita. Potrebbe sservire se mani se vi si è bagnata la macchina o lo zaino.  Nel caso qui descritto, il punto resta unicamente quello di evitare che si presenti la condensa per sbalzo termico e se siete al punto di doverla rimuovere avete già sbagliato qualcosa a monte ed il silica gel non vi salverà. 

PROCEDURA di EMERGENZA #1 : Se avete avuto la sciagurata idea di tornare al chiuso con la macchina al collo o avete aperto lo zaino troppo presto, e tutta l’attrezzatura si è coperta di rugiada … calma e sangue freddo! Prendete il panno micro-fibra che avete con voi nello zaino (perché siete previdenti e l’avete messo prima di partire) e asciugate tutto con cura. Se non avete un panno dedicato, potete usare gli asciugamani dell’hotel ma anche dei tovaglioli o delle magliette, cmq qualcosa che assorba. Continuate ad asciugare, perché la condensa di riformerà e si riformerà ancora finchè ci sarà differenza di temperatura. Controllate anche il vano batteria e eventualmente asciugate anche lì dentro (di solito non è particolarmente isolato). Non smontate l’obbiettivo se no formerete condensa anche nel vano del sensore e sarebbe davvero spiacevole. Se la formazione di condensa è troppo rapida usate la prossima procedura.

PROCEDURA di EMERGENZA #2 : Se non sapete come altro fare, potete ricorrere ad un asciugacapelli e soffiare aria calda sulla vostra attrezzatura. Il sistema è molto efficace a dire il vero, ed in poco tempo la macchina o l’obbiettivo si asciugheranno e smetteranno di formare condensa. L’effetto principale del phon non è tanto di far sparire le goccioline di rugiada (cosa che il panno fa meglio), ma di scaldare le superfici e quindi rimuovere la causa della condensa. Soprattutto le lenti frontali degli obbiettivi che sono in vetro vanno scaldate a lungo per far cessare il processo di formazione della rugiada. Questo procedimento è utile anche quando non si sa che cosa stia succedendo nelle parti non visibili/non accessibili e per asciugare anche tutti quelli oggetti che portiamo con voi come i filtri, il telefono, e lo zaino stesso che si inumidiscono nell’uso. Il primo problema del phon è che funziona bene solo sulla parte che state soffiando, mentre il resto dell’attrezzatura rimarrà completamente ricoperto di rugiada. Se spostate il getto d’aria la condensa ripartirà a formarsi, quindi con tanta attrezzatura c’è da fare delle scelte, salvare qualcosa e incrociare le dita per il resto (sarebbe bene non trovarsi in questa situazione). L’altro rischio grosso è che eccedendo col calore su alcune zone si possono creare danni, specie alle plastiche/gomme che sono meno resistenti alle alte temperature, e quindi c’è da lavorare con molta attenzione. Cucinare la vostra bella macchina non sarebbe piacevole, quindi fatelo solo se indispensabile. 

 

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Questi sono dei classici panni in micro-fibra per la casa. Sono perfetti per asciugare la macchina fotografica quando si inumidisce o si bagna, e vanno sempre portati nello zaino durante i viaggi evitando che si inumidiscano a loro volta.

 

 

 

 

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 Ecco come va protetta la fotocamera secondo i dettami della procedura. Ho riportato anche i sacchetti che uso io, della Cuki. Quelli grandi hanno dimensioni di 42x29cm e riesco farci stare dentro una FF con un ottica molto grande. La clamp a pressione è poi comodissima aprire e chiudere velocemente.

 

 

 

B) Passaggio dal caldo al freddo

Questo fenomeno è meno frequente rispetto al precedente, ma ugualmente molto rischioso perché coinvolge tipicamente le parti interne e quindi quelle più sensibili della fotocamera. Riguarda infatti il passaggio di temperatura e l’eventuale condensa delll’aria che è intrappolata dentro gli oggetti e nel caso specifico le zone di nostro interesse sono il vano del sensore, il vano batteria, l’oculare, o il corpo degli obbiettivi.

Se partendo da un ambiente caldo e umido come potrebbe essere casa vostra o la vostra auto, vi spostate verso un ambiente freddo, può succedere che il vapore che sta nell’aria intrappolata si condensi trasformandosi in acqua liquida, ovvero rugiada. La cosa è particolarmente pericolosa perché accadendo all’interno potremmo non accorgercene fintanto che l’effetto non sia così forte da rendersi visibile nelle foto. Di solito però questo non accade perchè il processo inizia dalle pareti laterali delle camere interne (cioè quelle da cui arriva il freddo) e quindi non interagisce con la luce che passa centralmente. Altre volte si nota quando ad appannarsi è l’oculare o la lente frontale dall’interno (come descritto nelle foto qui sotto).

In questo caso se l’attrezzatura è tropicalizzata potrebbe essere peggio che con attrezzatura che fa passare l’aria, perchè più l’aria resta intrappolata e peggio è. Una volta che si insinua l’umidità poi rimuoverla è praticamente impossibile. 

PROCEDURA #3 : Nel caso presente, cioè del passaggio dal caldo al freddo, c’è ben poco da fare, se non stare attenti a dove e quando si montano le ottiche per evitare di intrappolare aria particolarmente umida (evitiamo di farlo in bagno dopo la doccia ad esempio). Se avete il dubbio che la condensa possa formarsi dentro, appena uscite al freddo, in un posto protetto, levate l’obbiettivo in modo che l’aria interna alla macchina si mischi con quella ambiente, aspettate qualche secondo e poi rimontatelo sulla fotocamera.

 

 

Guide per viaggiatori  IMG_20240224_143659_1-1024x766 Proteggere l'attrezzatura in ambienti freddi. Condensa ed altri mali

Questo è l’oculare della Canon EOS R5 e come si vede è appannato, da dentro! Ero nelle alpi Svizzera, faceva freddo e nevicava, ovvero l’ambiente per me più bello del mondo. Piano piano l’immagine dell’oculare ha iniziato ad annebbiarsi fino a diventare praticamente inusabile. Il fenomeno si è ripetuto altre volte ed anche con il mio secondo corpo ovvero la EOS R6 costruita in modo simile. L’oculare di queste macchine è un blocco a se stante, unico e sigillato e in teoria non dovrebbe contenere umidità, ma evidentemente è entrata ed ora quando vado al freddo son sempre preoccupato.

 

 

 

 

C) Fotografare con il freddo estremo

Ci sono giornate in cui le temperature sono così basse che qualunque cosa diventa difficile o addirittura impossibile. In alcuni viaggi nella Lapponia interna ho sperimentato cosa vuol dire fotografare a 40 gradi sotto zero, e devo ammettere che è stata dura. Allo stesso tempo sono state occasioni in cui ho fatto foto davvero particolari e col senno di poi penso che ne sia valsa la pena.

La cosa interessante, è stato scoprire che a queste temperature l’attrezzatura fotografia inizia ad andare in crisi ed a comportarsi in modo strano. La prima cosa che si nota è che tutto rallenta a cominciare dall’accensione, l’auto-focus, la raffica, il passaggio da oculare a schermo, ma più in generale è tutta l’esperienza d’uso della macchina che cambia. Entrare nei menù, cambiare le impostazioni, scattare, scattare ancora … è tutto dilatato nel tempo ammesso che vada ancora. Si percepisce proprio che la macchina “soffre” e “arranca”. Ad un certo punto anche i display iniziano ad avere problemi. Non tanto quello principale a colori, ma quelli secondari a cristalli liquidi cessano di funzionare, ovvero non riescono più ad aggiornarsi ed a mostrare alcuna informazione sensata (dopo tutto i cristalli liquidi si attivano con corrente e calore). 

 

 

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Molto spesso, quando la temperatura è tanto basso si inizia a formare spontaneamente una specie di brina su tutte le superfici e quindi anche la fotocamera, la lente frontale, il cavalletto, lo zaino, ed eventuali accessori. In pratica l’umidità dell’aria, se pur minima, si appoggia alle superfici si creano dei cristalli di ghiaccio che poi iniziano ad accrescersi sempre di più, fino a che tutto è ricoperto di una patina di grani bianchi. Il respiro peggiora ulteriormente le cose perchè molto umido e dove arriva crea ampie zone di vero ghiaccio, duro e solido. Questo avviene soprattutto nell’angolo in basso a sx del corpo macchina quando usiamo l’oculare. Tutte le parti metalliche di supporto e meccanismi (penso a piastre e teste) diventano via via più difficili da maneggiare e da gestire, infatti i cristalli si formano anche all’interno e bloccano i meccanismi. In queste condizioni è anche impossibile sostituire le batterie o le schede di memoria, così come usare i filtri che in pochi istanti si ricoprono di cristalli. La soluzione è quindi andare sul campo con le idee chiare e con l’attrezzatura pronta e montata, tirare tutto fuori dallo zaino, fare le foto che si vuole fare e poi continuare finchè si riesce. Appena si capisce che le cose si stanno per bloccare smettere e tornare in un ambiente meno estremo (magari in auto, dove in ogni caso si è riparati)

Un altro inconveniente da evidenziare, nasce dal fatto che le superfici possono essere tanto fredde che toccarle con la pelle nuda si rischia di ferirsi o restare appiccicati. Ovviamente in queste situazioni si usano vari strati di guanti uno dentro l’altro, ma ad esempio la punta del naso, che di solito è scoperta può toccare la fotocamera. Cercate quindi di non esporre la pelle a corpi freddi e valutare caso per caso se state in contatto con la macchina  al cavalletto perchè anche i guanti ed i tessuti, dopo un pò, potrebbero creare un legame con queste superfici estremamente fredde. 

 

 

Guide per viaggiatori  DSC4494-1024x614 Proteggere l'attrezzatura in ambienti freddi. Condensa ed altri mali

Questa è la mia Canon 5DsR dopo una mezz’ora a circa 30 gradi sotto zero. Il mio fiato si è trasformato in uno strato di solido ghiaccio, appiccicandosi anche sullo schermo, tanto che metà dell’immagine era indecifrabile. Arrivato a questo punto ho deciso di pulire tutto con un panno che ovviamente si è appiccicato al ghiaccio, ma cmq ho rimosso il grosso e sono riuscito a mettere tutto nel sacchetto per poi tornare in auto. Ogni tanto bisogna anche sapere dire basta e non sfidare ulteriormente la sorte.

 

 

Extra – Lo strano caso di Anthony e la sua Fuji XT3 alle Svalbard

Anthony legge questo articolo e decide di scrivermi, inviandomi anche alcune sue foto poichè ha vissuto un problema molto strano con la sua Fuji X-T3 quando si trovava in viaggio alle Svalbard a fine Febbraio 2020. 

Racconta che era freddo quella mattina, circa 25 gradi sotto zero come evidente dal termometro esposto sulla porta di uno degli edifici al centro di Longyearbyen. E’ andato in giro con la fotocamera per fotografare la città e dopo circa 30 min la sua macchina ha iniziato a produrgli come delle doppie esposizioni, ovvero immagini differenti sovrapposte le une alle altre. La cosa era visibile sia nell’oculare che in fase di review dello scatto. L’unico modo per risolvere il problema è stato spengere e riaccendere la fotocamera ogni volta, come se nel sensore rimanesse memoria delle foto precedenti. Nella galleria qui sotto alcune delle sue strane doppie esposizioni.

Ragionando sull’accaduto insieme ad amici che dell’elettronica dell’immagine hanno fatto una professione, quel che è accaduto può essere spiegabile in due modi. La CPU o il software della macchina sono impazziti ed hanno attivato la funzione multi-esposizione (funzione prevista nella fotocamera in questione). Molto più probabilmente il problema è la mancata “scarica del photosite” ovvero quel processo che c’è tra uno scatto e l’altro e che riporta il sensore nello stato di “zero”. Infatti l’elettronica della fotocamera “svuota” ogni pixel del sensore dopo aver salvato la foto, in modo da essere pronto a “riempirsi” di luce al nuovo scatto. E’ possibile che con il freddo, questo processo si sia rallentato a tal punto che quando si scattava la seconda foto, parte della prima era ancora presente, e così fondendosi insieme. 

 

 

Foto proprietà di Anthony Ku. FujiFilm X-T3, Isole Svalbard, Febbraio 2020. instagram.com/anthony_ku

 

 

 

NOTE e APPROFONDIMENTI

NOTA 1 – Le procedure che ho descritto sopra implicano in un modo o nell’altro di non poter usare la macchina per alcune ore e questo può essere un problema. Ad esempio non si possono ricaricare le batterie, ri-vedere le foto, ecc. Io consiglio sempre di estrarre memorie e le batterie dalla macchina prima di lasciarla a riposo nello zaino. Meglio se tenete questi oggetti vicino al vostro corpo, tipicamente in una tasca interna in modo che si scaldino in fretta (stessa cosa per il cellulare). Anche se si formasse condensa su di esse non è un grosso problema perché sono oggetti sigillati e basta asciugarli con un panno per evitare possibili ossidazioni ai contatti metallici. Dopo che la loro temperatura sarà tornare a quella ambiente, ed in genere fanno in fretta perché sono piccole, potete usarle.

NOTA 2 – Se siete rientrati e proprio dovete aprire lo zaino magari perché vi siete scordati qualcosa di importante o volete controllare come stanno le apparecchiature, allora la cosa migliore è uscire di nuovo al freddo, fare velocemente tutto quello che dovete fare, richiudere tutto, e rientrare subito. Per nessuna ragione aprire lo zaino al caldo e uscire al freddo, ma sempre uscire al freddo e poi aprire!

NOTA 3 – Quando viaggiate in auto, evitate di scaldare troppo violentemente l’abitacolo e soprattutto evitare di fare il classico effetto bagno turco, se no tutto quello che portate con voi sarà a rischio umidità e condensa. Anche con il riscaldamento acceso ed anche col freddo esterno conviene tenete l’aria condizionata accesa che secca l’aria e mai il ricircolo che accumula umidità. 

NOTA 4 – Le coperture anti pioggia sono ottime per la pioggia, la neve, e gli spruzzi delle cascate (vedi sotto), ma col freddo e con l’umidità non servono a nulla. Anzi esse possono essere controproducenti, perché se l’umidità si infila sotto le protezioni ci resta e non ne esce più, inizierà a penetrare dentro la macchina fotografica.

 

 

Guide per viaggiatori  2020-02-14_LapponiaWorkshop_FEB20_0068_264A5185-1024x683 Proteggere l'attrezzatura in ambienti freddi. Condensa ed altri mali

 

 

EXTRA 1, BATTERIE – Quando vi trovate in ambienti freddi portatevi dietro sempre diverse batterie (2 o 3 almeno), e quelle che non sono dentro la macchina tenetele sempre vicine al corpo (basta una tasca interna alla giacca). Infatti il movimento delle cariche elettriche rallenta con il freddo e quindi le batterie erogano meno corrente e fanno fare meno scatti. Sarebbe buona norma che quando la macchina dice che le batterie raggiungono il 50% circa le sostituite perchè da lì in poi potrebbero spengersi all’improvviso. Le batterie che sembrano scariche al freddo dopo averle riscaldate con il vostro corpo dovrebbero permettervi di tornare a scattare e la macchina vi dovrebbe rilevare un livello di carica più alto di quanto l’avete levate. 

EXTRA 2, MEMORIE – Si devono usate schede di memorie di buona qualità perchè anche loro sono affette dalle condizioni ambientali e si deve evitare di avere problemi con i file o foto del tutto perse. Il caso di Anthony raccontato sopra è evidente. Ricordo anche che le macchine professionali hanno due slot di memoria perchè non c’è certezza che le schede funzionino sempre bene. Le marche più famose tipo Sundisk o Lexar costano di più perchè resistono meglio, e su questo c’è poco da fare. La qualità ha un costo. Poi, appena possibile scaricate le foto su di un disco di memoria esterno, anche tutte le sere e tenete il disco in un posto sicuro da calore, acqua, fuoco, furti, ecc.

EXTRA 3, SECONDO CORPO – Quando possibile, portate con voi un corpo macchina di scorta. Se siete in gruppo ed avete la stessa marca (tutti Sony per dire) per risparmiare peso portate un secondo corpo di scorda per tutto il team. Se avete un smatphone di fascia alta con un app che vi consenta di fare RAW potete considerare anche quello come scorta. Ovviamente la scorta può essere un vecchio corpo anche con sensore più piccolo, o una compatta indipendente dalla macchina principale, ma non partite mai senza un piano B. Succedesse qualcosa alla vostra fotocamera principale scoprirete quanto sia bello scattare anche con dell’attrezzatura che in altre normali non prendereste neanche in considerazione. 

EXTRA  4, PULIZIA – Se state via per lunghi periodi è probabile che il vostro sensore si sporchi durante i cambi di obbiettivo e vedrete apparire delle fastidiose macchie nelle foto quando scattate a diaframmi chiusi (tipicamente sopra f/11) specie nelle zone chiare come i cieli. Per pulire i sensori esistono semplici kit già pronti fatti di palettine e detergente, o di piccoli tamponi. Non occupano molto spazio per cui si possono mettere in valigia o nello zaino senza problemi. Pulire il sensore è un’operazione delicata che fa fatta in autonomia solo se si ha pratica ed esperienza, ma si può fare anche in viaggio in un momento di pausa. Se non siete in grado di farlo in autonomia o non volete attrezzarvi, potete affidarvi ad un centro assistenza o ad un laboratorio e farlo fare ogni volta che partire o rientrate per un evento o viaggio importante. Basta fare una foto al cielo a diaframma tutto chiuso per capire in che stato è il vostro sensore.

 

 

Si può fare tutto in fotografia, affrontare qualunque condizione ambientale, a patto di avere cura della propria attrezzatura e seguire queste semplici regole. Tutto dipende dalle nostre azioni, nel bene e nel male.

 

 

Guide per viaggiatori  2020-02-13_LapponiaWorkshop_FEB20_0006_264A4340-1024x683 Proteggere l'attrezzatura in ambienti freddi. Condensa ed altri mali

 

Guide per viaggiatori  IMG_1147-1024x768 Proteggere l'attrezzatura in ambienti freddi. Condensa ed altri mali

 

 

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17 Comments

  1. Abc finance 18/09/2018 at 00:56 #

    Terrò nota di questo articolo

  2. Mauro 11/11/2019 at 16:44 #

    Buongiorno Giovanni, vista la sua esperienza diretta vorrei chiederle qualche consiglio.
    A febbraio andrò in Lapponia per un tour di 6 gg con la slitta, per cui l’attrezzatura resterà al gelo per tutto il giorno, anche se la proteggerò durante la marcia. Per evitare la condensa tra caldo/freddo e viceversa potrei pensare di togliere batteria e Memory card e lasciare la macchina all’esterno durante la notte?
    É pensabile cambiare obbiettivo durante il giorno (tra 10-20 e 18-300)?
    Grazie per la cortese risposta
    Mauro

    • GGG_giovanni gambacciani 12/11/2019 at 14:37 #

      Ciao Mauro.
      Tenere la macchina sempre all’ esterno ed evitare ogni sbalzo va bene, ma non è affatto necessario. come dicevo nella guida basta che ti porti un sacco ermetico, ce la chiudi dentro e vivi sereno. certamente prima rimuovi schede e batteria. anche cambiare le ottiche all’esterno va benissimo. l’aria è molto secca e pulita di solito e non avrai problemi. evita solo di farlo se nevica.

  3. Pino 12/11/2019 at 14:28 #

    Premetto che non sono un fotografo ma la fotografia è una di quelle cose che mi appassiona,…. faccio Trekking e MTB su per le montagne e ho deciso di dotarmi una macchina fotografica per scattare qualche foto decente.
    Ho individuato due macchine entrambe fujifilm la X-T3 e la X-T30, ci sono diverse differenze tecniche fra le due (anche una buona differenza di prezzo) …per le mie esigenze potrei accontentarmi della X-T30 risparmiando circa €. 500 ma la cosa che più mi tormenta è che quest’ultima non è tropicalizzata.
    Ho scaricato i manuali di entrambe e alla voce “Temperatura di funzionamento” riporta per la X-T3 DA -10 a 40° Umidità da 10 a 80% (senza condensa), per la X-T30 invece la temperatura minima è di 0° …il resto tutto uguale.
    Poichè mi capita spesso in inverno di uscire con temperature sotto lo 0° per andare a fotografare cascate ghiacciate o cose del genere non vorrei trovarmi nella situazione di causare danni alla fotocamera dovuti al freddo (per l’umidità/condensa a quanto pare non ci sono differenze fra le due).
    Mi puoi dare qualche consiglio in merito?… Temperature di pochi gradi sotto lo 0 sono davvero così pericolose per le fotocamere?
    A prescindere di ogni eventuale tua risposta farò tesoro dell’articolo che affronta le varie problematiche sull’argomento nel dettaglio indicando “soluzioni” di buon senso a cui però magari non si pensa.
    grazie!

    • GGG_giovanni gambacciani 02/12/2019 at 18:50 #

      Ciao Pino, eccomi a risponderti. Direi di divider i problemi tra la garanzia e la realtà.
      A livello di garanzia conta quello che sta scritto nel manuale. Se loro dichiarano -10°C e tu vai in montagna in inverno e si scassa qualcosa, non possono rifiutarsi di ripararti l’oggetto imputando a te un uso scorretto, cosa che invece possono fare se il manuale dice temp minima 0°C perchè certamente la temp in montagna sarà più bassa. Quindi questo ti garantisce un poco. Grazie anche per la segnalazione, perchè è la prima non ammiraglia che sento garantita sotto gli zero gradi.
      Invece per il discorso realtà, se segui le procedure non dovresti avere problemi con nessuna camera, perchè come dicevo il freddo di per se nn le danneggia. Aggiungo solo che le mirrorless, essendo completamente elettroniche, risentono maggiormente dell’effetto freddo rispetto alle reflex, nel senso che a batteria durerà sempre meno man mano che si abbassa la temperatura e se andrai a temp davvero estreme noterai rallentamenti, problemi con il touch screen, e potenzialmente anche il blocco dello scatto.

  4. Sergio 24/11/2019 at 19:01 #

    Ottimo articolo con preziosi consigli!! Mi sarà di sicuro d’aiuto quando a febbraio andrò al lago Baikal..

    • GGG_giovanni gambacciani 25/11/2019 at 08:49 #

      Ciao Sergio, felice di essere stato utile. cmq bello il Baikal, ti sei organizzato da solo o vai con qualcuno ?

  5. Mirella 06/12/2019 at 20:54 #

    Ciao Giovanni, ti ringrazio moltissimo per questo articolo molto interessante. Non avevo mai pensato al pericolo condensa e mi ha molto preoccupato. Cercherò di seguire tutti i tuoi consigli per poter proteggere la mia attrezzatura.

  6. Marta 31/12/2019 at 12:03 #

    Ottime informazioni. Non avevo mai pensato al problema condensa, ma ora che voglio portare la macchina fotografica in montagna per tentare qualche scatto ci dovrò pensare. Ottimo consiglio il sacchetto ermetico, sicuramente ne porterò dietro un paio.
    Grazie!

  7. Anthony 07/03/2020 at 09:26 #

    Buongiorno fotografico,

    innanzitutto non sono un fotografo ma un principiante quindi, chiedo anticipatamente venia se scrivo qualcosa di poco sensato :-). Possiedo una Fuji XT-3 (non credo che devo sottolineare che sia una mirrorless per lei ma lo faccio magari per altri utenti).

    In merito al punto C) temperatura oltre i -30°. Nella scorsa settimana sono stato alle Svalbard dopo la temperatura era sempre attorno a -30°. Oltre alle problematiche citate, per la mia macchina si é manifestato un “fenomeno” che reputo divertente, il congelamento dello scatto precedente o meglio, la sovrapposizione di 2 scatti. Per ovviare il problema, dovevo spegnere la macchina e riaccenderla. Mi sarebbe piaciuto inviarle la foto se non avesse già un esempio del genere.

    La condensa che si formava tra interno ed esterno, non mi ha creato particolari problemi. Per la brina sull’obbiettivo invece, forse nei giorni in cui sono stato alle Svalbard era piuttosto secco, alla fine di ogni scatto, chiudevo l’obiettivo per prevenzione.

    Infine l’articolo é assolutamente utilissimo ed é stato un peccato per il sottoscritto a non aver letto prima perché molti consigli, mi sarebbero stati utilissimi 🙂

    Grazie
    Anthony

  8. Irene 19/03/2021 at 21:29 #

    Ciao Giovanni, ottimo articolo!
    Potresti dirmi se nel caso di una macchina fotografica analogica il discorso cambia? dovrei andare in Islanda tra non molto e non vorrei che la mia macchina si guastasse a causa del freddo. Secondo te potrei avvolgerla con un sacchetto gelo e una bustina di gel silica all’interno?
    Inoltre, non avendo coperture impermeabili, potrei avvolgere il borsone della macchina con un sacchetto di plastica? scusa la barbaria ma purtroppo non ho avuto modo di comprare l’attrezzatura adeguata.
    Grazie!

    • GGG_giovanni gambacciani 21/03/2021 at 15:08 #

      Ciao Irene. Per la fotografia analogica le cose non cambiano, anche se in genere essendoci meno elettronica sono meno sensibili a questi problemi. Nel caso di condensa puoi aprirla ed asciugare più facilmente di una digitale. e con la pellicola ti divertirai tantissimo. io ho fatto 4 rullini di diapo la scorsa estate in Islanda.

      Poi .. ricorda che l’ Islanda è umida a prescindere dagli sbalzi di temperatura. In che periodo andrai ? Il sacchettone di plastica va bene se non hai altro, però ne trovi di universali a pochi euro nei negozi di attrezzatura sportiva o on-line.

  9. Annapia 20/11/2024 at 10:22 #

    Ciao Giovanni,
    ho trovato davvero molto utile e interessante questo dettagliatissimo articolo. Premetto che sono una fotografa amatoriale e che ho ancora molto da imparare. Tuttavia, siccome ho in programma un viaggio a Tromso il prossimo anno, sto studiando tanto, soprattutto su come proteggere la mia unica reflex, la Canon Eos 77D. Ho due ottiche, ma ne porterò con me solo uno, quello più adatto allo scopo e comprato appositamente per fotografare, si spera, l’aurora boreale (un Tokina 11-20 mm f/2.8).

    Ho però alcuni dubbi e domande (approfitto anche per chiedere altre info all’esperto, se possibile):

    1. La macchina fotografica va tenuta nel sacchetto ermetico insieme all’obiettivo (montato)?
    2. Il sacchetto ermetico va usato quando si passa dal freddo al caldo ok. Ma anche quando si passa dal caldo al freddo?
    3. Scheda di memoria e batteria vanno montate sul campo prima della sessione o possiamo già inserirle all’interno della fotocamera prima di uscire fuori al freddo?
    4. Cosa ne pensi delle coperture antipioggia a mantellina, cioè aperte sotto? Sono utili o è meglio evitare del tutto coperture antipioggia, chiuse o aperte che siano?
    5. Il manicotto anticondensa che riscalda l’obiettivo lo consigli o è meglio evitare di comprarlo/usarlo?
    6. Per il treppiede sto pensando di comprare un ROLLEI Easy Traveler XL Carbon Tripod. Cosa ne pensi? Va bene per le temperature artiche? Starò solo tre giorni lì, di cui solo una notte fuori.
    7. Ho solo due batterie. Possono bastare per il tempo che starò lì, oppure è meglio procurarmi una terza batteria?
    8. Essendo il mio sogno quello di poter catturare (si spera sempre) l’aurora boreale, volevo chiederti se l’intervallometro interno della mia 77D può andar bene o è meglio comprare un telecomando con cavo di rilascio dell’otturatore, per evitare il micromosso?

    Perdonami per tutte le domande, ma chi meglio di un esperto sul campo artico può rispondere a questi dubbi?
    Ti ringrazio in anticipo.
    Un saluto.

  10. leonardo 25/11/2024 at 18:52 #

    Buongiorno Giovanni, innanzitutto complimenti davvero per l’articolo. Grazie mille per aver condiviso la tua conoscenza. Visto che dai la possibilità di fare domande provo ad approffitarne.

    MI preoccupo un pò per portare la mia macchina fuori di notte e tenercela per diverso tempo per fare foto al fine di montarle ed ottenere timelapse delle stelle (ma anche di giorno se fa freddo). Più raramente d’inverno, è più facile tra la primavera e l’autunno, ma a certe latitudini (esempio Scandinavia) o altitudini (in montagna sulle Alpi) può far freddo (magari non estremo, però sempre freddo è) anche nelle mezze stagioni.

    In alcuni viaggi dopo l’uso rientrerei in rifugio, in altre occasioni in tenda (e dentro la tenda si può formare condensa). E sono giri lunghi, anche di settimane…penso che userò la tecnica del sacchetto, mettendola dentro prima di entrare in tenda. Sono un pò preoccupato per la tenuta delle batterie.

    Quando capiterò in rifugio o ostello, a cena penso che mi porterò la macchina con me e lì saranno dolori, in genere c’è sempre molto caldo e vapore…

    A quanto ne so, l’olympus ha obiettivi veramente tropicalizzati, con certificazione e credo che anche i corpi lo siano.

    Un saluto
    Leonardo

  11. Alina 21/12/2024 at 22:32 #

    Buonasera,
    Articolo molto interessante e dettagliato! Andò dal 28 dicembre al 7 gennaio in Norvegia. Mi hanno convinto a portare la mia macchina fotografica storica (Nikon D3100) con teleobiettivo 55-300. Però non sono molto pratica nell’utilizzarla, ho visto delle foto molto belle nell’articolo. Per caso si possono chiedere consigli/ indicazioni per fotografare le balene e l’aurora boreale? In modo da sapere come impostarla o se mi consiglia la modalità auto/ notte. O in generale se ha altri consigli sono sicuramente molto apprezzati! Grazie mille

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