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Proteggere l’attrezzatura fotografica: L’acqua.

 

 

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Fotografare ci costringe ad affrontare situazioni ambientali di tutti i tipi, e la pioggia è sempre lì che incombe, così come spruzzi e umidità. Ogni volta la nostra attrezzatura viene esposta a molti potenziali rischi, ma per fortuna per ogni problema c’è una soluzione, e con pochi accorgimenti possiamo continuare a fotografare anche quando le condizioni ambientali sembrano mettersi contro di noi.

 

Ho cercato di fare tesoro della mia lunga esperienza di viaggio, accumulata sopratutto nel grande nord dove le intemperie sono il pane quotidiano. Poi, accompagnando regolarmente gruppi di fotografi, ho visto capitare di tutto, ad ogni genere di attrezzatura. Io stesso ho avuto problemi seri ritrovandomi nell’impossibilità di fotografare. Per cui, via via mi sono molto sensibilizzato ed ho voluto indagare e ragionare su questa tematica, spinto anche dalla mia curiosità e formazione ingegneristica. Spero quindi che questa, come le altre guide che ho scritto nel mio sito, siano di aiuto a tutti quelli che si metteranno in cammino. 

 

Il messaggio che vorrei trasmettervi in questa guida è che si può fare praticamente tutto, ed in tutte le condizioni, purché si faccia con consapevolezza. Il benessere dall’attrezzatura dipende esclusivamente dal nostro comportamento. Questo è un bene ed un male allo stesso tempo, e richiede di usare il buon senso e seguire, con rigore, alcune semplici regole e procedure.

 

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Gente zuppa, molto zuppa che non si arrende! Finnmark, Agosto 2018

 

 

 

PREMESSE GENERALI

PREMESSA #1: Bisogna mettersi in testa che non è affatto raro avere problemi con l’attrezzatura fotografica quando si viaggia, e come racconto in quest’altra pagina può succedere davvero di tutto. In effetti, nei miei viaggi in giro per il mondo, ne ho viste davvero di tutti i colori, ed io stesso ho sperimentato sulla mia pelle la frustrazione di avere l’attrezzatura bloccata e dover perdere momenti irripetibili!

PREMESSA #2: I problemi possono insorgere sia che si usi attrezzatura base che quella più professionale. Tutti i produttori, a tutti i livelli, decantano le eccellenti caratteristiche di resistenza dei proprio prodotti, ma la realtà dei fatti ci dimostra che nessun oggetto è immune a rischi. I problemi possono verificarsi quindi alla fotocamera come agli obbiettivi, ma anche alle schede di memoria, allo smartphone, ed addirittura a quegli oggetti che riteniamo intrinsecamente affidabili come i filtri, o lo zaino o il treppiede (famoso il mio Manfrotto congelato che non voleva saperne di chiudersi). Questa guida quindi può essere utile a chiunque si trovi a scattare all’aria aperta, d’estate come d’inverno, in italia come all’estero.

 

 

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La TROPICALIZZAZIONE, così come viene pubblicizzata, è UNA MEZZA “BUFALA”

Di solito, crediamo che le fotocamere di fascia alta, le professionali, siamo solide, sigillate e tendenzialmente immortali! Usarle ci rende come degli Dei dotate di super poteri. Questo è dovuto soprattutto al bombardamento mediatico che fanno i produttori vantando caratteristiche straordinarie dei loro prodotti. Purtroppo a guardar bene, le cose non stanno proprio così.

Prima di tutto, questa “Tropicalizzazione” tanto sbandierata è una parola effimera, priva di senso concreto. Non esiste infatti uno standard o una norma che chiarisca che cosa significhi tropicalizzazione, o che ne definisca le caratteristiche e gli eventuali benefici, quindi va intesa unicamente per quello che è : una trovata pubblicitaria senza valore.

Se poi andiamo a leggere attentamente i manuali degli stessi produttori, che invece hanno valore anche legale, possiamo notare che le “condizioni operative” dichiarate sono molto diverse da quelle che vorremmo o che semplicemente sperimentiamo tutti i giorni. Ad esempio, andando a guardare cosa scrivono Nikon e Canon per le loro macchine di punta come le varie D800, D810, 5D mk 3/4/S si può leggere esattamente: “Ambiente operativo 0-40°C / Umidità 85% o meno (senza condensa)”. Con questa frase, i produttori ci mandano un messaggio chiaro: “se fa freddo o umido non dovete fotografare”. Questo implica che è una nostra scelta personale se mettere a rischio la fotocamera, cioè come e dove usarla. Dobbiamo prendere in considerazione l’ipotesi che la garanzia potrebbe non valere, ed in effetti non è raro che un centro assistenza neghi la riparazione additandoci la colpa di non aver usato l’attrezzatura un modo appropriato.

Se è quindi vero che tropicalizzazione è un termine inconsistente è anche vero che avere materiale di buona qualità può fare molta differenza in certi ambienti, cioè può permettervi di arrivare a fare o non fare le foto. E’ quindi opportuno, di volta in volta, valutare con attenzione la reale qualità costruttiva dell’attrezzatura che si ha o che si intende acquistare (su questo ci si può creare un’esperienza specifica con gli anni, ma internet ed in particolare i forum sono una fonte molto utile). La capacità di resistere alle intemperie, agli sbalzi di temperatura, di non riempirsi di polvere, di non sfasciarsi agli urti, di mantenere le prestazioni nel tempo, sono parametri fondamentali, anzi i primi che dovremmo guardare se siamo soliti usare l’attrezzatura sul campo, o in viaggio, perchè prima di tutto dobbiamo essere in grado di scattare in efficienza e continuare a farlo il più a lungo possibile. 

 

 

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Quella cosa nuda lì in mezzo è una Canon 5D mk III in fin di vita, precisamente la mia 5D mk III del 2014 in cui avevo rimosso il guscio esterno in magnesio, cioè quell’insieme di pannelli che impugniamo e che contengono i comandi. Come si nota è una concentrazione di schede elettroniche, chip e connettori. Il tutto conferisce un senso di estrema fragilità, ed in effetti a questo livello non c’è nulla che impedisca a umidità o condensa di fare disastri. Se infatti del valore passa le guarnizioni, e arriva qui dentro i danni saranno irreparabili. In alto invece un’immagine rilasciata da Canon che fa vedere come siano distribuite le aree di chiusura della macchina stessa. Le zone verdi sono semplici pannelli a contatto gli uni con gli altri, mentre le rosse sono delle guarnizioni vere e proprie. Sotto infine, un dettaglio delle muffe e ossidazioni che si erano formate sulla macchina dopo uno sfortunato viaggio in Islanda. Queste immagini mi furono inviate dal Canon Service di Milano durante l’inutile tentativo di riparazione.

 

 

 

Come difendersi dall’ ACQUA: Piogge, Cascate, Geyser, Onde, Spruzzi e Bibite …

 

* PREMESSA 1 : Le nostre macchine sono molto più resistenti all’acqua di quello che si immagini, e non succederà mai nulla di irreparabile se eviteremo che delle gocce abbiano il tempo di penetrare all’interno dell’apparecchio. Non bisogna quindi avere il terrore della Pioggia ma piuttosto imparare a conviverci. Essa è fatta di acqua (normalmente) pulita, casca dall’alto e quindi batte dove le macchine sono più protette (lo sono generalmente sopra e non sotto), ed è facile prevedere quando arriverà, per cui disponendo delle adeguate coperture si può continuare senza problemi (vedi sotto).  L’acqua piovana è la meno pericolosa tra tutte le“cose umide” che possono finire sulla nostra attrezzatura tipo la condensa (di cui abbiamo parlato sopra), o un’ondata di mare, o la bibita che sorseggiate mentre avete la macchina al collo. Ovviamente questo non vuol dire che non ci dobbiamo preoccupare o peggio farsi trovare impreparati dalla Pioggia, ma anzi dobbiamo avere sempre con noi i giusti accorgimenti e con essi, continuare a scattare ed a girare.  E conviene farlo davvero, perchè le condizioni di meteo variabile sono tra le migliori quando si scatta in mezzo alla natura, e la luce dopo un acquazzone è spesso incredibilmente bella (magari c’è pure l’arcobaleno). Con il mondo bagnata intorno a noi e riflessi ovunque spesso si riescono a catturare immagini uniche.

* PREMESSA 2 :  Ci sono altre “acque” che invece sono molto più aggressive e subdole. Ad esempio gli spruzzi che vengono da cascate, fontane, onde o geyser possono sembrare poca casa, ma poiché possono arrivare da qualunque parte, possono bagnare la macchina nelle aree in cui è meno protetta e quindi l’acqua può arrivare fino alla parte interna dell macchina. Anche il fatto che siano poche goccioline fa si che non ci si preoccupi e si tenda a sottovalutare il problema, ed invece, quelle gocce se non rimosse subito hanno tutto il tempo di intrufolarsi. Ben peggiori sono le acque aggressive, come quella di mare, o a quella dei geyser, o più in generale tutte le acque di zone vulcaniche perché ricche di Zolfo che crea acidi (dalla tradizionale puzza di uovo marcio). Queste acque possono veramente corrodere la nostra attrezzatura, compresi i cavalletti, gli zaini ecc. Ma la forma peggiore di “acqua” sono le bibite. Fa ridere questa cosa, ma ho visto rovesciare sulle macchine fotografiche ogni genere di roba, dalla coca cola, al vino, al gelato, al thè. Uno magari non ci pensa, posa la macchina sul tavolo accanto ad una tazza, e poi succede l’irreparabile. Le bevande sono tipicamente zuccherate e vanno ad impastare tutto, e poi ovviamente riescono a cadere nei modi più imprevedibili e nei momenti più sbagliati.

* Per difendersi dalla Pioggia è necessario portare sempre con se delle adeguate protezioni e montarle non appena il cielo minaccia burrasca (un poco prima che la pioggia arrivi davvero). Ci sono coperture di tutti i tipi e di tutti i costi, e quale usare dipende molto dal tipo di attrezzatura che si ha. Qui sotto riporto alcune delle protezioni più comuni, che vanno dal semplice  sacchetto di plastica fino alle robe più complesse con una telaio di supporto.

 

 

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Andate su Google e cercate “Rain Cover Camera” e troverete qualunque cosa. Stessa cosa su Amazon o altri shop on-line. Si va dai  semplici sacchetti in plastica trasparente, a protezioni più evolute con il telaio. Ci sono quelle trasparenti completamente e quelle opache o mimetiche (più indicate per avifauna). Ci sono quelle in cui infilare le mani e quelle in cui le mani restano fuori. Ci sono quelle che si montano sull’oculare, e ci sono quelle simil SUB che sono stagne ma allo stesso tempo coprono anche la lente frontale e quindi rendono quasi impossibile fotografare decentemente. Purtroppo è molto difficile consigliare qualcosa di specifico perché ogni soluzione ha pro e contro specifici,  e perché ormai esistono fotocamere di tutte le forme e dimensioni. In generale è più facile proteggere e trovare buone coperture per le macchine grosse e professionali che per le piccole ed le entry level che invece sarebbero quelle che necessitano di maggiore protezione. Sotto vi faccio vedere che cosa uso io per la mia reflex FF canon, ma ripeto, vale solo a titolo di esempio, non è detto che per la vostra attrezzatura siano adatte le stesse identiche coperture. [Immagini da WEB]

 

 

* Difendersi dagli altri tipi di acque è più complicato. Ad esempio in prossimità delle cascate spesso si è immersi in una nube di minuscole gocce che stanno in sospensione in aria e che quindi pervadono tutto quanto. Gli spruzzi delle onde invece vengono tipicamente dal basso dopo aver rimbalzato su degli scogli, gli spruzzi dei geyser invece cascano dall’alto dopo lo sbuffo, mentre quando c’è vento l’acqua può venire sollevata ed arrivare orizzontale. In questi casi l’unica cosa che può funzionare sono le protezioni a sacchetto poichè si chiudono completamente intorno alla macchina (anche sotto e di lato) e lasciano libera solo la lente frontale. In certi casi, anche la lente frontale può essere avvolta dal sacchetto, e liberata solo al momento della foto, dopo aver deciso l’inquadratura ed i parametri di scatto. 

* Qualunque sistema di protezione si usi, resta la certezza che prima o poi la macchina si bagnerà un poco. Per questo è indispensabile rimuovere subito l’acqua o le gocce con un panno. Non usate roba improvvisata, tipo la camicia, il pile che non assorbono nulla o fazzoletti di carta che poi si sbriciolano. Tenete SEMPRE un paio di panni in micro-fibra, di quelli grandi  da casa. Con un rapido passaggio vi rendono macchina come nuova. Sono molto assorbenti.

* La NEVE, come l’acqua piovana, viene dall’alto ed è pura, quindi non vi preoccupate in modo particolare. Trattatela come se fosse comune pioggia e usate la protezione che avete. Se poi è così freddo che toccando la macchina non si scioglie allora è del tutto innocua. Evitate solo che si accumuli e che si sciolga quando andate al caldo. State pronti con il panno in micro-fibra per rimuovere tutto.

 

 

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Queste sono le due coperture che spesso uso e porto con me. La prima è un semplice sacchetto che ha un cordino anteriore per poterlo stringere sul barilotto della lente. E’ costato circa 3 euro e da ripiegato non occupa alcuno spazio. Posso usarlo sul treppiede o a mano libera ed in questo caso posso impugnare la macchina sia da sotto, cioè facendomi avvolgere il braccio dal sacchetto stesso o impugnando la macchina da fuori stringendo anche il sacchetto. La seconda protezione è un oggetto leggermente più complesso, e costa sui 20 euro. E’ fatto da una copertura di plastica semi-rigida e trasparente che si monta su di un telaietto di plastica che si aggancia nella slitta del flash. Questa soluzione protegge solo la parte superiore della macchina (sotto è praticamente aperta), ma lo fa molto bene. E’ comoda da usare anche a mano libera, ma è decisamente buona quando la macchina sta su treppiede. Quando c’è pioggia senza vento è veramente pratica e la lente frontale non si bagna mai. Ovviamente ripiegata occupa un pò di spazio in più e le due parti rigide sono noiose da portarsi dietro, se paragonate all’altra soluzione.

 

 

 

 

* Scattando in queste situazioni, ci sarà sempre il problema di rimuovere le gocce che inevitabilmente si accumuleranno sulla lente frontale. C’è poco da fare in questo caso. Si deve sempre tenere una buona scorta di salviette asciutte e rimuoverle prima di ogni scatto buono. Chiaramente, quando non si sta scattando,  conviene, puntate l’obbiettivo verso il basso, o proteggere con qualcosa anche la lente frontale (potrebbe essere una salvietta o la copertura o una mano).

TRUCCO 1 : Se il vostro obbiettivo monta filtri a vite (non tutti lo fanno), potete usarne uno protettivo, o un UV. In questo modo, difenderete meglio la vostra lente, ed andrete a pulire un filtro da pochi euro e non la costosa lente. In questo modo potete permettervi meno cautela, magari usare panni meno dedicati, e a fine giornata potete svitarlo e lavarlo nel lavandino di casa con acqua e sapone per togliere anche gli aloni più rognosi. 

 

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Questi sono dei classici panni in micro-fibra per la casa. Sono perfetti per asciugare la macchina fotografica quando si inumidisce o si bagna, e vanno sempre portati nello zaino durante i viaggi evitando che si inumidiscano a loro volta.

 

 

 

* TRUCCO 2 : Quando fate un viaggio e sapete che la pioggia sarà un problema frequente non dimenticate di portarvi i paraluce per tutte le ottiche. Il paraluce è anche un ottimo parapioggia. Infatti essendo un tubo, crea una naturale protezione per le lenti, quindi da un lato impedisce che si formino le fastidiose goccioline sull’obbiettivo mentre si scatta (così evitate di asciugare di continuo), ed in più fornice un perfetto aggancio frontale per il sacchetto (vedi foto sotto).

* TRUCCO 3 : Se usate filtri a lastra la cosa si complica di molto. Infatti già è complicato in generale mettere e levare la slitta, le lastre ecc, magari con i guanti, poi se c’è la pioggia è davvero un impresa : le lastre si bagnano subito e se le gocce si infilano tra una e l’altra e allora non le togli più. Quindi quando c’è pioggia forte non conviene usare i filtri a lastra (ma in effetti perché farlo?), ed al massimo usarne una sola lastra in modo che si possa pulire facilmente, proteggendo in qualche modo l’intercapedine con la slitta. In questi casi poi il sacchetto classico può dare problemi perché non si riesce a chiudere sulla slitta per proteggere le lastre oppure entra in parte dell’inquadratura. In questo caso la protezione con telaio è molto più funzionale, perché la copertura sta ben al di sopra dei filtri e li protegge, e se ben regolato può non disturbare l’inquadratura.

 

 

 

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Ho preparato questa comparativa per farvi vedere come si monta correttamente la protezione a sacco (in basso) e invece cosa non si dovrebbe fare (in alto). Nell’immagine sopra infatti il sacchetto non è stretto bene sul corpo della lente e non la copre per intero. Così facendo è completamente inutile perchè la pioggia entra da tutte le parti ed in più il vento vi farà sbatacchiare la copertura rendendo possibile anche il ribaltamento della macchina e del treppiede. Come si vede sotto, il sacchetto deve stringere saldamente il paraluce, il più avanti possibile (al limite dell’oscuramento del fotogramma) e deve essere ben raccolto intorno alla macchina ed alla base del treppiede, per evitare che faccia da vela per il vento. Nel caso di vento forte stringete bene tutte le parti della testa e del treppiede e mettete una mano sul treppiede stesso per stabilizzarlo ed evitare sciagure.

 

 

 

NOTE e APPROFONDIMENTI

 

* NOTA 1 : Sembra una banalità, ma magari qualcuno non ci pensa. Se avete macchine tropicalizzate, dovete usare ottiche tropicalizzate. Montare ottiche anche buone ma non sigillate rende inutile il fatto che il corpo lo sia. Per cui se siete in situazioni meteo avverse, montate un ottica protetta, anche se magari non è quella ideale, e le altre lasciatele nello zaino.

* NOTA 2 : Sembra una banalità, ma quando ci sono condizioni avverse non si può proprio cambiare l’ottica alla macchina. Il rischio che entri qualcosa dentro alla meccanica ed al sensore è davvero troppo elevato. Queste operazioni meglio farle al chiuso di un edificio o di un’auto. Quindi se state uscendo e minaccia pioggia mettete un obbiettivo medio che vada bene per tutto e lasciate quello.

* NOTA 3 : Anche lo zaino va protetto in caso di pioggia o spruzzi, specie se non è costruito con materiali appositi rischia di impregnarsi d’acqua e rendere umido tutto quanto, anche quello che c’è dentro, con relativi problemi di condensa. Quindi se lo zaino non comprende di fabbrica una copertura anti-pioggia, prendetevene una universale in qualche negozio di sport da montagna. Ne trovate per pochi euro, di tutte le dimensioni e colori. Verificate solo che sia della misura giusta e che resti adeso allo zaino e che non voli via col vento.

* NOTA 4 : Un’altra banalità a cui quasi nessuno pensa : asciugare i panni umidi dopo che si sono usati. Stessa cosa lo zaino che ha preso acqua. L’umidità infatti si accumula e si diffonde, quindi quando tornate a casa o in hotel, appendente tutto e fategli prendere aria fino alla mattina dopo. Alla peggio passate con il Phon finchè non sono asciutti completamente.

 

 

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* EXTRA 1 : In commercio ci sono dei gusci in silicone o gomma tipo quello rosso nell’immagine qui sotto, che calzano come un guanto sulle macchine. Sono coperture che proteggono dagli urti /graffi ma sono pessimi con la pioggia. Infatti, l’acqua si infilatra il guscio stesso e la superficie esterna della macchina, e ristagna. L’acqua che resta lì sotto è difficile da individuare e da rimuovere, a meno di rimuovere la copertura. Anche nel caso più fortunato, si formerà dell’umido che avrà tutto il tempo di danneggiare la macchina. Meglio avere la macchina nuda e poterla asciugare velocemente quando serve. Invece ci sono degli ottimi tubi in neoprene, veramente economici, che permettono di proteggere le ottiche sia dagli urti che da eventuali gocce di pioggia, se per qualche motivo dovete estrarre le ottiche dalla zaino. Il neoprene è il materiale delle mute da sub e quindi è perfetto per difendersi dall’acqua. Anche in questo caso però non deve ristagnare umidità dentro i tubi.

 

 

 

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A Sx una delle tante cover antiurto in silicone che però è pessima per i problemi di umidità / acqua, poichè questa si infila sotto e ci ristagna. A Dx i classici ed utili tubi in neoprene per proteggere le nostre ottiche. [Immagini da WEB]

 

 

 

 

 

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Beh … infondo anche un banale ombrello può essere un’ opzione come un’altra 🙂

 

 

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